Anodizzazione dei metalli: quando farla e perché

Nota anche come ossidazione anodica, l’anodizzazione dei metalli è un processo elettrochimico irreversibile attraverso il quale sulla superficie del metallo si crea uno strato protettivo di ossido di alluminio. Scopo principale dell’anodizzazione dei metalli è quello di proteggerli dall’usura del tempo e dal clima in perenne cambiamento.

Il metallo che subisce maggiormente questo trattamento è chiaramente l’alluminio, ma ci sono anche altri metalli che necessitano di anodizzazione prima di essere messi in commercio. Tra questi il titanio, lo zinco, il magnesio.

Ossidazione anodica dei metalli: procedimento 

La patina di ossido di alluminio a coprire la superficie del metallo non si crea autonomamente. Per formarsi, è necessario che il metallo reagisca con l’ossigeno durante il processo di elettrodeposizione. 

Le fasi dell’anodizzazione sono tre. In via preliminare è previsto un pretrattamento dei materiali (spazzolatura, sgrassatura, decappaggio, satinatura, neutralizzazione); la fase successiva è la vera e propria ossidazione anodica, formando uno strato poroso e protettivo del metallo; la fare finale è quella della finitura, appunto, che prevede l’oliatura del metallo.

Perché anodizzare i metalli? 

L’anodizzazione dei metalli è fondamentale per prevenire la corrosione e l’abrasione, dovuta al tempo che passa, all’usura da utilizzo, all’esposizione ad agenti esterni. 

Inoltre, aumenta la durezza del materiale e garantisce, a lungo termine, un vero e proprio isolamento termico. A seguito del processo di anodizzazione, è possibile migliorare il metallo esteticamente applicandogli, eventualmente, uno strato di colore.